Fiteuma ha sollevato i veli di un rapporto genitoriale, in modo particolare con la mamma, mai risolto. Sotto il velo, le ferite di una bambina mai vista, mai riconosciuta, mai accolta e quella bambina è ancora qui e le sue ferite sono il filtro con il quale ascolto, guardo e parlo.
Ora ne sono pienamente consapevole e la tristezza è un veicolo per indagare in profondità. Sento che quella bambina ha rimosso qualcosa di grande per sopravvivere: arrivano ricordi, flash dell’infanzia, sogni…
Ora posso riconoscere l’amore per me nelle scelte degli altri, riesco pure ad ammettere serenamente i miei limiti; il più prossimo è l’incapacità di chiedere aiuto.
Io utilizzo delle tecniche di respiro per rimanere centrata e carica. In questo momento sono nella casa paterna … sento comprensione per mia madre, per il suo vissuto e tanta partecipazione per il suo presente così nebuloso.
L’amore c’è, ma ancora qualche sasso impedisce la sua piena espressione.